giovedì 14 ottobre 2010

INSEGNAMO L'ECONOMIA AI BAMBINI




Da almeno venti anni bambini e ragazzi sono diventati i veri protagonisti dell’economia. Non servono dati certificati (tanto tra qualche tempo ci penserà il solito studio di questa o di quella università inglese o americana a farlo) per poter affermare che la maggior parte del denaro che è nella disponibilità di una famiglia media (al netto di mutui e spese fisse) è movimentata, direttamente o indirettamente, da bambini e ragazzi.
Dai minori, insomma. E per minori si intende la fascia che va dai 0 ai 18 anni (oltre i 18 il danno diventa irreversibile).
Da 0 anni, ovviamente, o anche da sottozero, da quando, cioè, la bella coppia di turno scopre di essere in dolce attesa. Sì, perché ancora prima di venire alla luce, il giovane “consumatore” già smuovere l’economia. Determina spese che incidono significativamente sul bilancio familiare. Inizia allora e non smette più, divenendo di giorno in giorno più determinato e autonomo nell’indirizzare le spese da una parte o dall’altra: tale (video)gioco; tale marca di scarpe; tale “terminale” (impossibile continuare a parlare soltanto di telefonino); e quant’altro.
Altrettanto ovvio e scontato, quindi, che da anni preparatissimi e fini pubblicitari si rivolgano a costoro per cercare di conquistarne l’interesse per i propri prodotti e, soprattutto, intercettarne il denaro potenzialmente nella loro disponibilità. Anche quando il prodotto sembra lontano mille miglia dalla loro sfera dall’interesse (penso alla miriade di pubblicità di automobili con protagonisti, o che si rivolgono direttamente, ai nostri piccolo cuccioli – Papà ha quella macchina perciò papà è “così”, la nostra famiglia è “così”, come nella pubblicità).
Ma tutto quanto fin qui affermato è assolutamente noto. Nulla di nuovo, giusto? E allora, perché questo gruppo?
Be’ perché se tutti siamo coscienti e convinti che sono i ragazzi a pilotare le nostre tasche, le tasche delle famiglie, non tutti sembriamo sufficientemente convinti sulla necessità di dare loro gli strumenti opportuni per gestire “consapevolmente” le loro… cioè, le nostre tasche.
Diciamocela tutta fino in fondo, se ci troviamo in quanto scritto sopra significa che non siamo poi così bravi a gestire il denaro neanche noi. Se mettiamo in mano ad un bambino ingenuo ed inesperto cifre tanto significative (no, non fate le smorfie, contate le consolle di videogiochi che avete in casa, sommate i loro costi e poi…), se gli diamo un così grande potere, vuol dire che neanche noi siamo dei geni della finanza. Non è vero?
Ok, la cosa più logica da fare, verrebbe da dire, è che noi, i grandi, imparassimo a gestire diversamente i nostri soldi. Ma questa soluzione presenta alcune controindicazioni:
- la prima è che se non l’abbiamo fatto fino ad ora un motivo deve pur esserci;
- la seconda è che “siamo grandi”, appunto, ossia le nostre strutture e sovrastrutture sono un pesante fardello che non ci aiuta a cambiare abitudini consolidate;
- la terza, infine, è che per gestire diversamente il denaro in casa dovremmo cominciare a dire dei “no” ai nostri figli. “No” motivati, faticosi da spiegare, “no” da negoziare. In sostanza dovremmo ricominciare a educare i ragazzi. Cosa che abbiamo smesso di fare (guarda un po’) da circa un ventennio.

E allora quale può essere l’alternativa?
La mia proposta è: mettiamo i minori in condizioni di combattere ad armi pari con l’impero del consumo.
L’impero del consumo aspetta la nascita dei nuovi “clienti” presidiando le sale parto, omaggiando, pasturando, e non li abbandona mai, neanche un istante, neanche al bagno: ricordate una famosa pubblicità di carta igienica con un bimbo sulla tazza?
L’impero del consumo è potente, serio, preparato, istruito. Noi, poveri genitori, no! Noi non abbiamo quasi mai gli strumenti, formativi, informativi, professionali, per fronteggiare l’impero del consumo.
L’unico strumento che più o meno tutti gli adulti dovrebbero avere a disposizione dovrebbe(/potrebbe) essere il “saldo in cassa”, cioè, quanto denaro si ha da spendere. In base a questo strumento un adulto dovrebbe(/potrebbe) valutare la fattibilità o meno di una spesa, invece, a giudicare da certi indebitamenti, neanche questo strumento pare funzioni bene.
Insomma, guai a pensare: “Ok, allora gliela insegno io l’economia al mio bambino”.
No! Ci vuole una formazione potente, seria, professionale, per fronteggiare l’impero del consumo. E va insegnata dal primo giorno di vita. Meglio se fatte ascoltare le lezioni tramite cuffia, direttamente dentro la pancia.
La mia proposta, quindi, è l’istituzione della facoltà di Economia per minori da 0 a 18 anni. “Consumatori alla nascita”.
Il mio invito perciò è rivolto a tutti coloro che, intendendosi di economia e di pedagogia, a vario livello, possa preparare piccole lezioni di economia da sottoporre a bambini e ragazzi compresi nella fascia di età target.
Lezioni scritte da leggere come favole, storielle simpatiche (in funzione dell’età a cui ci si vuole rivolgere), video lezioni caricate su Youtube, audio guide.
Costituiamo l’enciclopedia economica per ragazzi. Sì, ma libera e indipendente!
Diamoci da fare, la parola d’ordine è difendiamoci coi nostri figli, non scudi umani, ma teste di cuoio per fronteggiare l’impero del consumo. Loro ci fottono i nostri miseri stipendi? Almeno…,
FACCIAMOGLIELA SUDARE!!!

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