martedì 22 febbraio 2011

Ma che cavolo dicono questi giovani???


Nel nostro cortile, proprio sotto le nostre finestre, il mondo si rivolta. Cadono dittatori e governanti come birilli su una pista di bowling. Le potenze mondiali seguono gli eventi con apprensione, qualche ministro si domanda preoccupato: ma chi prenderà il loro posto sarà davvero democratico? Hai tempi della guerra del Golfo questo dubbio non lo sfiorava neppure. Insomma, parlano le solite voci, risuonano i soliti tromboni e io mi chiedo: i giovano cosa dicono? E soprattutto, cosa pensano di quello che succede?

Quei giovani che ancora conservano un pezzo di cervello (e sono in molti), quelli che si sono mobilitati per difendere la pace, per rivendicare la dignità delle donne, quelli che hanno lottano per una scuola migliore, consapevoli che ad aspettarli c’è un futuro incerto e "a perdere", questi giovani, con che occhi guardano le immagini confuse e sgranate degli scontri di piazza? Oppure quelle di barconi in balia delle onde, stracolmi di carne umana, riprese da telefonini uguali a quelli che portano in tasca?

I giovani degli anni ’80 e ’90, cresciuti sotto il peso oppressivo di un sistema che sembrava immutabile. Quei giovani costretti a riciclare, con poca convinzione, miti degli anni ’60 (quelli dei loro padri, alla faccia del conflitto generazionale) per avere una speranza di riscatto, come si rapportano a questo nuovo '48, '68, '15-'18. Per costoro (ma vale anche per me) ai quali la speranza di cambiare il Sistema deve essere apparsa un’impresa impossibile e l’auto-estinzione, probabilmente, l’unica via di fuga, di fronte a tanto fermento rivoluzionario, cosa cavolo dicono questi ragazzi?

La risposta? Un silenzio assordante!!!
…o almeno così mi pare.
   
Ma come proprio mentre si assiste a una pantomima scandalosa e indecente: agonia di un Sistema. Proprio quando anche i più tranquilli nonnetti s’incazzano e, inviperiti, incitano i giovani alla rivolta; proprio ora che afferrare e strattonare la gamba della sedia del potere e mandare potenti e prepotenti a culo all’aria, sarebbe cosa buona e giusta, giustificata perfino da Santa Romana Chiesa, proprio adesso, non si sente un fiato. Nessuna piazza, nessun corteo, solo un monitor che impressiona immagini che pare non impressionare più nessuno.

Com’è possibile? Mi domando. Com’è possibile che di fronte a eventi di tale portata, un sollevamento Popolare che trova confronto solo con fatti storici come la Rivoluzione Francese o quella Bolscevica, o i moti di liberazione Latino-Americani, non ci sia un Sì! di consenso, o un No! di dissenso? Insomma, nessuna presa di posizione!
Cosa motiva questo silenzio?
Forse i nostri giovani sentono lontane le motivazioni che portano i loro cugini dirimpettai e coetanei a rischiare la vita in piazza? Forse non comprendono appieno che il 99% delle rivendicazioni di questi uomini e donne sono, probabilmente, solo un anticipo di quello che, a breve, toccherà rivendicare a loro?
O forse, anche chi tra loro ha invocato a gran voce il cambiamento, ora avverte una vertigine che spaventa, come spaventa l’idea stessa di cambiare, di lasciare un certo, anche se di bassissimo valore, per un incerto inimmaginato e inimmaginabile (quello che io definisco il più grande scippo della storia, una generazione cui è stato impedito di sognare in proprio un futuro)?
Oppure, questi uomini e donne dalle facce un po’ più scure delle nostre, con quei ricci neri, come li portavamo anche noi qualche decennio fa, che parlano una lingua diversa, curiosa quando tentano di imitarci, che pregano un altro Dio, sembrano diversi, distanti, altra cosa?

Possono essere, queste, chiavi di lettura? O c’è altro? Sicuramente c'è molto altro, ma cosa? Mi sembra impossibile non porsi la domanda.
E voi, cosa ne dite voi? Ragazazzi, cosa penste?

venerdì 28 gennaio 2011

Nome e Cognome: FABRIZIO DI FEO


‘O Professore, FABRIZIO DI FEO, guardò la lastra e sentenziò: “Eccolo, è chiaro, bisogna operare!”. Seguirono parole rassicuranti, volte a distendere i tratti di un volto d’improvviso segnato dall’incertezza e intimorito, e una certa insofferenza del Professore nello spiegare, come a dire: ma mi faccia il piacere, per me queste sono quisquiglie.
A distanza di venti mesi ritiro l’ennesima Risonanza Magnetica e leggo il referto:

“Esiti da ricostruzione LCA.
Il neolegamento non è valutabile per la presenza di artefatti da suscettibilità magnetica nella gola intercondiloidea.
Iniziale quadro involutivo artrosico prevalente nel compartimento femoro-tibiale esterno dove si osservano, rimodellamento strategico marginale delle superfici articolari e fenomeni di sofferenza condrale e sub-condrale del “plateau” tibiale e del condilo femorale.
Ci sono diffuse e marcate alterazioni involutive tipo “meniscosi” delle fibro-cartillagini meniscali più evidenti a livello del passaggio corpo-corno posteriore del ME.
Distacco della giunzione menisco-capsulare al punto d’angolo postero-interno (PAPI).
Tutti i recessi peri-meniscali sono sede di spiccati fenomeni reattivo –sinoviali che si estendono alla gola intercondiloidea ed allo spazio di Hoffa.
Ispessimento cicatriziale di entrambi i legamenti collaterali.
Conservate le angolazioni e le inserzioni del LCP.
Iperpressione della facciata patellare esterna rispetto alla troclea femorale, si associano segni di discreta condropatia della cartilagine articolare femoro-rotulea.
Falda di versamento sinoviale nei recessi rotulei superiori che si estende alle rampe condiloidee.
Sovra distensione fluida delle guaine sinoviali dei gruppi muscolo-tendinei organizzata in forma cistica (cisti di Baker)”
Non ci capisco niente, ma sono sicuro che quanto scritto è la traduzione crittografata con MD5 dei dolori che mi consumano giorno e notte.
Perciò, facciamo NOME e COGNOME: FABRIZIO DI FEO, ‘o Professore; colui che mi ha rovinato il ginocchio e parte della vita.
Ma, se pur stampato e maiuscolo, bastano un NOME e un COGNOME per chiamare nel modo giusto le cose?
No! E allora ditemelo voi qual è il NOME giusto per questo…