mercoledì 1 dicembre 2010

Pubblicare un libro (testimonianza di una piccola esperienza per chi ha uno sogno ancora chiuso nel cassetto)


In questo post intendo descrivere il percorso che mi ha portato dall’aver scritto il romanzo “I treni di Fernando” fino alla sua pubblicazione (il resto, promozione e vendita, li sto vivendo in questi giorni e magari finirà in un post ad hoc). L’obiettivo è quello di provare ad essere d'aiuto e di stimolo a quanti (e ne ho conosciuti tanti) hanno uno scritto nel cassetto e non si sono ancora decisi a tentarne la pubblicazione.

  Premessa

Quando ho cominciato a lavorare ai “Treni…” non avevo idea, e nemmeno la speranza, che alla fine avrei scritto un libro, e, soprattutto, che sarei riuscito a pubblicarlo. Ovvio, quindi, che poco o nulla sapessi (e ancora oggi poco so) del mondo dell’editoria. Come molti, per sentito dire o per averlo letto qua e là, sapevo che, data la crisi del settore, molti esordienti sono costretti a pubblicare a pagamento, e che quelli che no sono solo pochi fortunati; che si può pubblicare on-line, ecc., ecc.. In ogni caso, ritenevo che riuscire a ottenere la pubblicare fosse difficile, una possibilità remota e assolutamente al di fuori della mia portata.

Cos’è stato, allora, a permettermi di arrivare ad una meta (?) che all’inizio appariva così lontana e irraggiungibile?

Be’, di certo la determinazione con cui mi sono lanciato nell’impresa? La determinazione è, permettetemi il gioco di parole, assolutamente determinante! E, purtroppo, carente, o addirittura assente, in moltissimi scrittori. Le cause di ciò, sono molte, la principale è sicuramente dovuta al fatto che i nostri scritti parlano di noi, ci “scoprono”, ci mettono a “nudo” di fronte agli altri, che, giustamente, leggendo, acquisiscono il diritto di giudicare noi e i nostri scritti.

Come fare, quindi, per trovare il coraggio, la determinazione, la forza, indispensabili strumenti, per tentare di veder pubblicati i propri lavori? E senza i quali, forse, non ha senso neanche tentare.
Nel mio caso (vale per questo, e per tutte le affermazioni che seguiranno) gli “strumenti” me li hanno forniti i lettori delle primissime voluminose e svolazzanti bozze. Il loro entusiasmo è stata la mia forza, capace di farmi superare la timidezza e l’imbarazzo naturali che si provano nei confronti del proprio lavoro. Timidezza e imbarazzo, patrimonio ambivalente di ogni scrittore principiante, sono spesso il nemico numero uno delle proprie opere.


A questo proposito ricordo un episodio. Avevo praticamente già scritto la bozza dell’intera storia, diverse centinaia di pagine, e ancora a chi mi chiedeva a cosa stavo lavorando rispondevo: “boh, un racconto, una storia”. Quando, però, il primo lettore mi disse: “bello il tuo romanzo.”, sentii un tonfo al cuore e arrossii, io, ho scritto un romanzo??? pensai, e da quel momento in avanti acquisii una consapevolezza, via via consolidata, che mi convinse a provarci “seriamente”. La stessa cosa ora la auguro a chi, con un “sogno” chiuso nel cassetto, vorrà conoscere questa mia piccola esperienza.

Avvertenze

In questo post (anche se per praticità potrò generalizzare) parlo esclusivamente della “mia” esperienza. Non c’è “verità”, volontà di insegnare nulla a nessuno, ma solo lo spirito di provare a essere utile a un amico/“collega”.
Perciò, a rischio di ripetere cose scontate e arcinote ai più, voglio partire davvero dall’inizio, dalle basi. Si tratta sicuramente di un percorso irto di difficoltà e impervio, quindi meglio partire col piede giusto e con la giusta attrezzatura.


Si parte! Sì, ma da dove?


Come detto, io ho cominciato col gettare via ogni remora, ogni timore di giudizi e pregiudizi, di vergogne e timidezze. Perché, siamo sinceri, scriviamo per essere letti. È un dato di fatto, smettiamo quell’atteggiamento adolescenziale e pseudo-romantico dello “scrivo per me stesso”. Ossia, è chiaro che lo si fa per se stessi, per una propria esigenza, per il proprio piacere. Ma è altrettanto chiaro che, consciamente o inconsciamente, aspettiamo soltanto che qualcuno posi gli occhi sulle nostre pagine e ci restituisca le emozioni che abbiamo cercato di infondervi (che, è sicuro, non saranno mai esattamente le stesse che erano nelle nostre intenzioni). Perfino i più ostinati “scrittori per se stessi”, quelli convinti fino all’ultimo a tenere occultato il proprio lavoro al pubblico, in fondo sperano che, una volta morti, qualcuno ritrovi il loro manoscritto e lo beatifichi per sempre… mah.

Decalogo in 7 punti:

Punto 1°

Ci credi davvero nel tuo lavoro? Riprendilo ora, apri una pagina a caso, leggi: ti convince? Ti piace? Deve piacerti, non piacicchiarti. Deve emozionarti, commuoverti, là dove “deve”. Ma attenzione! A questo punto non ti deve convincere che sia un capolavoro, non è ancora tempo. Deve solo produrre quegli effetti che la pagina (anche la singola pagina) si propone. Se è così, se ti funziona, devi andare avanti.

Punto 2°

 
Se quello che hai letto ha passato il tuo esame (essere onesti con se stessi non vuol dire castrarsi, in caso di dubbio sempre meglio passare alla fase 2° piuttosto che mollare) procurati almeno dai 6 ai 10 lettori e mettigli in mano le tue bozze. Costringili a leggere, fai la faccia tosta, te ne servirà comunque tanta per andare avanti. Armati di Santa Pazienza, sarai costretto a rispettare i loro tempi (ti assicuro che è abbastanza deprimente constatare che mentre tu sei in ansia anche l'amico del cuore tarda a leggere, è distratto, o se ne sbatte proprio), ma se la cosa funziona te ne accorgerai propri dal loro atteggiamento, da come procedono nella lettura e da quello che ti riporteranno. Questo è lo snodo principale, se la cosa vale lo capisci, te lo fanno capire,  e saranno loro a spingerti e a darti la forza necessaria per proseguire oltre.

Punto 3°

 
  Ora se i tuoi amici l’hanno “accesa”, se, cioè, ti hanno convinto che è proprio il caso di provarci, devi preparare il lavoro a superare l’esame della “lettura editoriale” di tipo professionale. Fermati e osserva il tuo manoscritto: come si presenta? La prima pagina, com’è? Titolo, sottotitolo (opzionale sì, ma preferito), nome, cognome recapiti telefonici e Email.

Cosa intendo? Che il lavoro si deve presentare bene, deve avere un aspetto professionale. Sicuramente sarai già esperto in questo, ma è importante e lo voglio sottolineare: che non sia mai che un buon lavoro venga gettato via (perché è questo che succede) perché si “presenta male”. Tutti i dettagli su come presentare/formattare il testo li trovi sul sito “il rifugio dell’esordiente” (bellissimo, da studiare, da consumare). Le cose principali sono comunque legate al buon senso, ad esempio: la pagina non deve essere troppo pesante; osservate i margini, il carattere, in generale lo standard del formato “cartella”; giustificate il testo; ripulite il più possibile dagli errori; numerate le pagine; rilegate sempre il volume, ecc..

Ma, dato che ho suggerito di fare riferimento al sito del “Rifugio”, ricorrete pure allo strumento della “lettura incrociata” che questi mette a disposizione: manda a loro il tuo testo perché sia letto e perché ti diano un riscontro (l’anonimato potrebbe aiutare ad aprirsi – anche se non protegge affatto dal dolore per eventuali giudizi negativi). Io l’ho usato, sono molto lenti (poverini), ma rispondono e sono seri e professionali (a me mi hanno coccolato).

Piccolo passo indietro. Arrivato a questo punto dovresti aver già provveduto (a puro titolo di scrupolo, nulla di più, la maggior parte di noi non è Dante e perciò possiamo starcene tranquilli), o al deposito del testo presso la SIAE (costo circa 100€), o alla spedizione al proprio domicilio di una raccomandata con RR contenente l’opera in busta chiusa che dovrà rimanere assolutamente sigillata. Ripeto non c’è da preoccuparsi d’altro, a meno che tu non ritenga di aver scritto la Divina Commedia, nel qual caso meglio correre alla Mondadori e lasciar stare questa lettura, la mia esperienza non ti può essere d’aiuto.

Punto 4°


 A questo punto è arrivato il momento di spedire, ma cosa? E a chi? Ancora una volta ti rimando al sito del “Rifugio”. Lì trovi un elenco di editori selezionati e targgettati in funzione di una serie di caratteristiche: genere/i pubblicati, con contributo o meno, interessati agli esordienti o no. Ti consiglio di farti un elenco di quelli che ritieni di tuo interesse. Poi, visita i loro siti per capire che tipo di editore è (ti garantisco che dopo poco si capisce). Selezionane non meno di una 50ina (non esagero, come dice il Rifugio, se non invii almeno a una 50ina di editori non puoi dire di “averci provato”).

Troverai sui loro siti a cosa ciascuno è interessato: c’è chi richiede il testo integrale esclusivamente in formato cartaceo, chi sia in formato elettronico che cartaceo, chi vuole solo una sinossi, chi sinossi + abstract o qualche capitolo. ATTENZIONE! Sempre sul sito troverai tutte le informazioni su come fare una sinossi, un abstract, una mail di presentazione di accompagnamento all’opera. Non trascurare questo aspetto, è importante quanto (e forse più) del tuo intero lavoro, è la sua confezione: compreresti una pacco di fette biscottate completamente appallottolato? E non è nemmeno facilissimo fare una buona confezione perché devi decidere cosa mettere in evidenza del tuo lavoro, devi selezionare (doloroso), devi non essere troppo timido nel pubblicizzarti, ma, ovviamente, neanche autocelebrarti.


Poi anche la mail/lettera che accompagna il lavoro dovrà essere ben preparata: dovrai far capire che sei tu il primo a crederci (altrimenti come può crederci un estraneo a cui, tutto sommato, stai rompendo pure le scatole?); dovrai far capire che sai a chi ti rivolgi (se l’editore pubblica solo collane per ragazzi che senso ha inviargli un thriller?).
Seleziona pure un po’ di concorsi letterari, ce ne sono tanti, di varia natura, tipicamente i più propongono la pubblicazione del romanzo vincitore, ma pure le menzioni non sono da buttare (io ne ho presa una e ne vado fiero).

 
Punto 5°

 
Ok, a questo punto abbiamo inviato una montagna di Email, spedito qualche pacchetto (selezionando attentamente i destinatari … per via delle spese), avendo tenuto traccia su un foglio .xls (editore; indirizzo, inviato il; risposto il; esito?; ecc., ecc.) di tutti i contatti.

Oooohhh…, il più è fatto e adesso non ti resta che aspettare.

Ansia, frenesia, fantasie, la testa vaga a immaginare scenari più o meno plausibili: il premio Strega, l’invito insistito di Fabio Fazio per andare in trasmissione, i flash che ci vogliono immortalare ad ogni costo. E’ tutto lecito, intanto il tempo passa. L’attesa mediamente va dalle 3 settimane a un anno pieno. I primi a rispondere saranno senz’altro gli editori che pubblicano a pagamento.
Due parole su questi. Ce ne sono di vari tipi, dai più …esosi (che richiedono fino a 4mila€), ai più morigerati (che possono proporre l’acquisto di un certo numero di copie la cui spesa non dovrebbe mai andare oltre le 500/700€). Rispetto a queste proposte (accettare, non accettare, quale accettare) dovrai decidere tu, senza avere fretta (come ti dicevo questi sono sempre i primi a rispondere, prendi tempo, magari più avanti potresti ricevere proposte migliori).

Non è del tutto disdicevole contribuire alla pubblicazione, ma l’entità del contributo deve essere assolutamente congrua. L’editore deve assumersi un certo “rischio d’impresa” e non scaricare tutti i costi sull’autore o addirittura lucrare su di lui. Per esperienza ti dico che, se il lavoro è valido, se i tuoi lettori di bozze nel frattempo si sono moltiplicati, vendere 100/150 copie per proprio conto non è affatto difficile.

Gli editori che pubblicano senza contributo, invece, normalmente impiegano più tempo a rispondere, ma, in genere, anche se il riscontro è negativo rispondono.


Punto 6°

 
Eccola! Finalmente nella buca delle lettere la risposta che attendevamo:

“Gentilissimo signor Mario Rossi,
siamo lieti di comunicarLe che abbiamo deciso di pubblicare il suo libro.
F.to Feltrinelli”.

Fai di corsa la valigia e preparati ad un lungo tour: Fazio, Mentana, ecc., ecc.. Non dovrai preoccuparti d’altro.

Se però invece della firma di Feltrinelli ci sarà quella dell’Ass. Abc, cosa ti devi aspettare?
Beh, che praticamente dovrai farti editor, editore, distributore e libraio, di te stesso: cioè, non aspettarti nulla (…o molto poco). Anzi impara pure a fare il marketing e preparati ad essere deriso da tutti, compresi quelli che ti stanno vicino e che già pensano che ti sia montato la testa.
Ok, non è il caso comunque di scoraggiarsi, il libro c’è, chi lo legge ti dice che è bello, che vale, ti chiede in che libreria si compra, tu, digrignando i denti, risponderai “in nessuna, li vendo io”, davanti alla faccia stupita di questi. Ma non fa nulla, qualcosa ti darà il coraggio di fare anche quello che non avresti mai pensato di fare. È il tuo libro, sono i tuoi personaggi e lo farai per loro (perché dopo un po’ i complimenti manco li senti più tuoi, ti parrà che li facciano a qualcun altro, ai tuoi personaggi, forse).

Tutta via, considerato quanto sopra, non è comunque da escludere a priori la pubblicazione on-line, o quella on-demand, o altre forme.


Punto 7°

 
Questa è, appunto, la strada che io ho percorso, ma ovviamente non è l’unica e non è detto che sia la migliore, anzi, probabilmente, mantenendo inalterati i passi, alcune scelte le rivedrei. Quello su cui mi sento di insistere è, invece, lo sprone a tentare. Comincia pure da dove vuoi tu, segui la strada che più ti si confà, consigliati e confrontati con le esperienze altrui, ma datti da fare, non lasciare ciò che c’è chiuso nel cassetto, anche se a leggere saranno in pochi. Lo scopo non è quello di mandare inutilmente altra carta al macero, né quello di diventare ricchi e famosi (impossibile), ma quello di dire agli altri chi siamo, manifestare i nostri valori, provare a far meglio la realtà con gli strumenti della creatività e della fantasia.

Perciò, in bocca al lupo!


Augusto Monachesi 
 

Nessun commento:

Posta un commento