lunedì 29 novembre 2010

Maledetti ragazzi!!! ...ti stupiscono sempre.

Un’opportunità insperata, un’occasione unica che mi auguro vivamente di ripetere, l’incontro con i ragazzi dell’Innocenzo XII di Anzio (e, giù in fondo, spuntano pure le teste bionde di Marco e di Serena, i miei figli).
Una platea che non si accontenta di interpretare il ruolo di spettatore e, sia che si trovi di qua o di là dal Tavolo Centrale, è sempre protagonista. Mentre io e il mio “collega” Juri dall’altra parte ci stiamo solo fisicamente, perché col cuore e le emozioni siamo assolutamente con-fusi agli studenti.
Venerdì 27 novembre, per volontà e merito dell’attivissima professoressa Anna Pozzi, si è svolto un incontro tra alcuni studenti del liceo Scientifico Innocenzo XII, Juri Durazzi, autore del romanzo “Tra inverno e inverno”, e me, autore del romanzo “I treni di Fernando”.
Incontro, appunto, e non la presentazione dei due libri. Un incontro, un trovarsi assieme. I ragazzi, infatti, guidati della professoressa Pozzi, hanno preparato dei lavori che hanno riequilibrato lo scambio letterario ed emotivo, rimettendoci tutti sul medesimo (e unico possibile) piano di “autori per amore”, di persone dotate di creatività. Così, l’emozione mia e di Juri (mi prendo la licenza di interpretare anche a suo sentimento) provata nell’ascoltare le voci dei ragazzi, bravissimi, che hanno interpretato alcuni brani dei nostri lavori, non era diversa da quella che si poteva cogliere sui loro volti mentre leggevano i racconti che avevano scritto per l’occasione. Così, l’attenzione che questi hanno prestata alle nostre pagine è stata la stessa col quale ci siamo lasciati trasportare dalle loro storie: alcoliche, polifoniche e originali, leggere e pesanti come le nuvole, o dense come racconti del Tao. Così, scavalcando fisicamente la barriera del tavolo centrale, abbiamo potuto farci pubblico e accompagnare, sottovoce, le parole di Fabrizio De Andrè spiegate sul tappeto degli accordi delle loro chitarre acustiche.
Un’esperienza esaltante, alla quale ci arrivo nascondendomi la paura di non riuscire a spicciare parola (terrorizzato, tra l’altro, da mia figlia – liceale anche lei al 4° anno -, che fin dall’inizio mi fa: “guarda pa’ che quelli te se magnano.”). Un’esperienza dalla quale esco, invece, convinto di non aver sciupato un’occasione. Essendo riuscito quantomeno a dire quello che, da sempre, averi voluto poter comunicare, se mai ne avessi avuto l’opportunità, a dei ragazzi (la stessa cosa che cerco di ripetere ai miei figli, in fondo): date al mondo, e a voi stessi, il meglio di quello che avete dentro. Non è importante il mezzo: la scrittura, la musica, la fotografia, o qualsiasi altro linguaggio. Importante è non disperdere le energie preziose che possedete. E, ancora, fate vedere, leggere, ascoltare, le vostre produzioni. Certamente le nostre opere parlano di noi, specialmente se sono ben fatte, e proprio per questo bisogna superate la paura, più volte riecheggiata in sala, di mostrarle e di mostrarsi, la famosa paura di “scoprirsi”, di mettersi a nudo.
Due immagini che, a mio avviso, portano dentro i germi della volontà di incamminarsi sulla strada di uscire dal guscio, mi si sono scolpite indelebili nella memoria: quella delle mani nervose di una coppia di fidanzati che si cercano e si intrecciano nel tentativo di placare l’ansia di dover leggerSi in pubblico; e quella di una ragazza che, davanti alla proff, supplichevole domanda: “…sì, lo so, lo so, ma come si fa?”. Come si fa ad aprirsi senza correre “rischi?”, intende. Questa non è certo la meta, ma il promettente inizio di un cammino, comunque lungo e faticoso.
Aprendosi si diventa più forti. Questo è quello che MI insegnano proprio i ragazzi dell’Innocenzo XII con le loro domande, i loro sguardi attenti, e qualche richiesta di amicizia che ritrovo tra le notifiche su FB. Sono loro stessi a darmi la forza di sostenere l’incontro, di trovare le parole che cerco e che sento, e di non svenire (come mi sarebbe dovuto accadere per la mia natura ansiosa e l’indole timida).
Un’ultima, scontata, considerazione: il potenziale di energia che custodiscono dentro di loro questi ragazzi è una bomba ad altissima capacità. Compito di noi adulti è mostrare, con l’esempio, i mezzi, le possibilità, i linguaggi, le mille vie sulle quali è possibile instradare positivamente tutta questa loro energia. Questo e basta. Al resto, poi, al “cosa” fare e al “come” ci penseranno da soli. Ai vecchi spetta il compito di ricordare, ai giovani quello di cambiare.
Maledetti ragazzi! Vorresti prendertela con loro, scaricargli addosso la colpa di tanti guasti della società contemporanea, alleggerire la tua coscienza d'adulto, e invece non c’è niente da fare, ti stupiscono sempre.


Ancora un ringraziamento ai fantastici ragazzi del Liceo Scientifico Innocenzo XII e alla loro insegnate Anna Pozzi.