sabato 30 marzo 2013


Un clandestino all'A. C. Milan

 

"Un conato di vomito mi scuote. Cerco la sponda di questa latrina malamente galleggiante per non aggiungere il mio schifo a quest’inferno di corpi, escrementi e lamenti. Ma la sponda è un miraggio inarrivabile, oltre il carnaio. Così ingoio veleno, l’ennesimo boccone da quando mi fingo Clandestino.

Dei giorni passati a maledire il mare di sabbia che separa Agades, in Niger, dalla costa libica, ho già scritto. Oggi, all’alba del 20 novembre, dopo due giorni di mare grosso, malediciamo questo deserto d’acqua.

Siamo circa in duecento su questo gozzo di ruggine e fetore. I più sono ragazzi, come il mio amico Kofi, ghanese di 16 anni, milanista, ma conto almeno trenta donne e sento il pianto dei bambini. Poi ci sono Loro, i trafficanti, che un attimo ti consolano, “l’Italia è lì”, dicono, e un istante dopo t’assestano un colpo se gli chiedi dell’acqua.

Kofi, come gli altri, sa che quando sbarcheremo (taccio il mio “se”) sarà più povero che al suo paese, ma è convito che allora avrà la Vita nelle sue mani, e per questo, e per giocare nel Milan, affronta la tortura di questo viaggio. Così anche gli altri. Così gli occhi di Kofi si accendono quando sente dire Italia, come quelli degli altri. E così anche i miei che sognano casa. Ma non quelli di Oliver, 21 anni, nigeriano, spenti da un poliziotto per pochi Franchi al confine tra Algeria e Libia.
Ma c’è ancora troppo mare tra questi disperati e la speranza, mentre i trafficanti si fanno sempre più nervosi. E quando un’onda scuote più forte lo scafo, prometto a Kofi, bianco di paura, un nuovo paio di scarpini."

Questo brevissimo testo è, in realtà, un'esercizitazione del corso di Linguaggi del Giornalismo, di Sienze della Comunicazione, in cui, in circa 1500 battute, era richiesto di "farsi" cronista e di restituire la sensazione di "essere dentro la situazione".
Ho voluto sfruttare l'occasione dell'esercizio per fare (per mia fortuna solo con la fantasia) uno di quei viaggi lì, sì, uno di quei tanti viaggi che tutti conosciamo. Si è trattato di un breve percorso, ma che mi ha toccato rimanendomi dentro. Perciò oggi, 30 marzo 2013, vigilia di Pasqua, con la cronaca che ci informa di altri 2 ragazzi (Kofi? Oliver?) rimasti vittime di questa giostra mortale, pubblico il mio piccolo scritto a mo' di preghiera per questo esercito di anime.

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